GROSSETO - I bandi ricerca, sviluppo e innovazione indetti dalla Regione Toscana (la prima fase della selezione si è appena aperta) escludono gran parte delle aziende maremmane. Per più motivi: sono aperti solo sulla carta alle micro e piccole imprese, ma in realtà sono pensati per le medie e grandi imprese e – alla prova dei fatti – risultano spesso complessi anche per queste. Mauro Ciani, segretario generale di Confartigianato Imprese Grosseto, spiega i motivi e invita ad una riflessione: “Una delle caratteristiche che le aziende devono avere per partecipare ai bandi – dice Ciani – è quella di essere 'aziende dinamiche'. In pratica si è scelto di dare i soldi a chi già li ha, visto che deve essere dimostrata una crescita del fatturato nel periodo che va dal 2009 al 2013. Una scelta che non condividiamo e che penalizza fortemente la nostra zona: la Maremma è stata infatti colpita a fine 2012 ed in particolar modo nella zona sud, dall'alluvione e questo ha comportato il blocco più o meno lungo dell'attività di molte realtà produttive. Ovviamente nel 2013 i fatturati, già messi alla prova dalla crisi economica, non sono certo cresciuti anche a causa delle conseguenze della calamità. Perché escludere molte delle nostre aziende? Bisognerebbe fare una selezione dei progetti validi e non basarsi solo sulla redditività”. Non è il solo problema: “Le soglie di accesso sono troppo alte (3 milioni di euro) – continua Ciani – e il bando disciplina in modo troppo rigido le aggregazioni di impresa, che potevano essere invece un'opportunità a partecipare per chi altrimenti da solo non ha i giusti requisiti per accedere ai finanziamenti. C'è poi la questione dei tirocini: l'aver previsto l'obbligo a carico delle imprese beneficiarie di attivare, nel periodo di realizzazione del progetto, almeno un tirocinio è un'altra penalizzazione per le imprese più piccole. Il costo del tirocinio prescinde infatti dalla dimensione aziendale e dall'entità della partecipazione al progetto. Sarebbe stato meglio inserire i tirocini tra le possibili premialità invece di imporli in modo vessatorio”. Parametri troppo rigidi anche per quanto riguarda l'occupazione che l'impresa dichiarerà di realizzare e che dovrà essere garantita per almeno 5 anni indipendentemente dalla tipologia di lavoro svolto, con tanto di sanzioni per chi non rispetta l'impegno assunto. Molte imprese, valutando i rischi di questa clausola, non presenteranno nemmeno la loro proposta. “Il risultato è che molte piccole imprese maremmane, già provate dalla crisi e dalle ripetute calamità naturali, dovranno rinunciare a questa opportunità”, conclude Ciani. Confartigianato chiede pertanto che vengano riviste le procedure: più semplici e con una assistenza su tutto il corso dell'intera procedura. Se vogliamo aiutare veramente il tessuto delle piccole imprese a ripartire, dobbiamo iniziare a ragionare ed a predisporre gli atti conseguenti, tenendo conto dell’impatto che essi provocano su queste che rappresentano per dimensione e caratteristiche la gran parte delle imprese insediate sul territorio toscano e che prescindono dalla definizione “di impresa dinamica”.