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Confagricoltura, per Vivarelli sì al chilometro zero, ma anche al chilometro centomila

"Il futuro dell'agricoltura maremmana nella forza delle imprese"

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GROSSETO - “L’agricoltura ha bisogno di fatti e non di parole. Troppo spesso gli agricoltori e i loro rappresentanti si avvitano su battaglie di retroguardia quando la società e l’economia ci spingono con il loro cambiamento a mutare. Per questa ragione servono aziende moderne ed innovative. Non necessitiamo di populismo e di protezionismo e neppure di chi si ostina a tirare fuori termini ormai desueti come latifondismo”.
Antonfrancesco Vivarelli Colonna, il presidente di Confagricoltura Grosseto ha le idee chiare su quale deve essere il ruolo dell’agricoltura e quali sono le cose da fare in questa fase complessa per le imprese del settore.
“Non abbiamo capito nulla – prosegue - se pensiamo che il futuro delle settore primario sia nel latifondismo e nelle piccole realtà dei mercatini. Il futuro lo fa chi guarda al territorio, al chilometro zero, e al chilometro centomila. Chi guarda al territorio e contemporaneamente ha la capacità di internazionalizzarsi. Chi
ragiona in termini di filiera e si organizza sviluppando cooperazione, ma anche chi si associa e cerca aggregazione inter-settoriale e chi è capace di realizzare reti di imprese”.
Secondo il presidente di Confagricoltura anche il sistema agricolo maremmano può crescere esigendo strategie e progetti imprenditoriali forti, coraggiosi, legati a politiche mirate di investimento e imprese attrezzate per crescere in competitività utilizzando lo strumento societario, che favorisce la costituzione di capitali, competenza e lavoro da destinare a innovazione, crescita della produttività e propensione all’export.
“Questo – aggiunge - non può essere più fatto dalle microscopiche aziende della riforma fondiaria maremmana, perché i costi sono ormai insostenibili. A livello italiano lo si è capito prima e infatti i dati mostrano come le società di capitali nel periodo 2000-2012 hanno registrato un incremento del 68%, dinamizzando il settore agricolo. Interessanti i dati Istat, secondo cui le aziende costituite in forma di società rappresentato il 25% della produzione, più dl 25% del valore aggiunto e con valori medie aziendali notevolmente superiori a quelli riferiti all'intero universo delle imprese settoriali.
Ciò ha comportato – continua - riflessi positivi sul piano socio-economico, anche in termini di occupazione, assorbendo oltre il 20% della manodopera dipendente.” In conclusione per il presidente Vivarelli Colonna i veri nemici della modernità sono proprio il populismo ed il protezionismo, che al contrario ritardano ed affossano lo sviluppo economico. “Solo difendendo l’impresa a tutto tondo – conclude -, valore irrinunciabile e mai messo in discussione dalla nostra organizzazione, favorendo la crescita piuttosto che prediligere il mantenimento di un tessuto polverizzato e fragile come è avvenuto fino ad oggi in Maremma, si può rafforzare il sistema produttivo”.
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