GROSSETO - Sarà la zona del Tiro a Segno a ricevere quest’anno i giovani della Diocesi di Grosseto, che venerdì 4 aprile alle ore 21 vivranno la Via Crucis con il vescovo Rodolfo. Il percorso di preghiera e di testimonianza partirà dal parco pubblico del Tiro a Segno e si snoderà in sette tappe, la cui animazione è stata affidata alle realtà giovanili di alcune parrocchie, attraversando le vie e le strade del quartiere, passando tra le case e i luoghi di vita quotidiana delle persone.
I giovani offriranno i loro canti, la preghiera, la testimonianza di una fede che si fa cammino dietro il Maestro di Nazareth. La preghiera della Via Crucis si concluderà al Centro diocesano giovanile “Piergiorgio Frassati”, in piazza degli apostoli. L’itinerario scelto, così come la modalità, dicono il desiderio dei giovani di proporre la loro testimonianza di fede attraversando la vita quotidiana delle persone, le strade percorse ogni giorno dai loro coetanei e da padri, madri, lavoratori, anziani, ma percorse anche dalle speranze, dalle fatiche, dalle ansie e dalle attese di ogni persona. E’ in quel crocevia quotidiano di storie individuali che diventano storie collettive, che il Risorto passa per dirci che dalla via della croce, da lui abbracciata per amore, si arriva alla via della luce, della gioia piena, quella di cui il cuore di ognuno è alla ricerca.
“La Via Crucis è ormai un’iniziativa consolidata in Diocesi: è l’incontro dei ragazzi delle parrocchie, dei movimenti e delle associazioni ecclesiali col vescovo prima della Pasqua – spiega don Marjan Gjini, responsabile dell’ufficio diocesano della Pastorale giovanile - Quest’anno, meditando la Via dolorosa che conduce Gesù al Calvario, rifletteremo su alcuni aspetti dell’esistenza umana: la fragilità, le ferite del corpo e del cuore, il silenzio, la morte e ricondurremo tutto nell’abbraccio di Gesù, che risorgendo dai morti ci incoraggia ad amare la vita anche quando è segnata dalla fatica, perché in Lui tutto è trasformato e riacquista bellezza, senso, forza, luce”, conclude don Marjan.