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Claudio Renzetti rieletto segretario della Cdlt dai delegati Cgil

"Reagire alla crisi non limitandosi alla descrizione dei suoi effetti"

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GROSSETO - Claudio Renzetti è stato confermato segretario generale della Camera del lavoro dai delegati al congresso provinciale della Cgil che si è svolto a Bagno di Gavorrano. Renzetti rappresenta i 34.000 iscritti maremmani alla Cgil. Alle 331 assemblee congressuali, che si sono svolte sul territorio nelle scorse settimane, hanno preso parte 9.800 iscritti (+ 1.174 sul precedente congresso). 12 i congressi di categoria che hanno espresso i candidati al congresso provinciale. La Cdlt di Grosseto è fra le prime dieci Camere del lavoro in Italia per rapporto tra iscritti e popolazione residente.

Il congresso della Cgil ha eletto da subito anche tutti gli organismi dirigenti rinnovati: Lorenzo Centenari è stato eletto ad unanimità alla presidenza del direttivo. Confermata in toto la segreteria uscente con deleghe invariate: Carla Burgassi, Paola Pancellini, Laura Lambardi, Furio Santini. Assegnate deleghe esterne a Paolo Micci, Gianni Bracciali, Cinzia Fiacchi, Andrea Ferretti. Individuato un gruppo autonomo di giovani che dovrà occuparsi della commemorazione della strage di Ribolla, dei festeggiamenti per il 70° della liberazione, dei festeggiamenti del 1° maggio e della festa della Cgil.

«Il compito della Cgil in questo momento - ha sottolineato Renzetti nelle sue conclusioni - è soprattutto quello di reagire alla crisi, senza limitarsi alla descrizione dei suoi effetti sul nostro tessuto socio economico. Denunciare, senza produrre innovazione sociale, non basta più. Per questo stiamo aggredendo i problemi non limitandoci alla contrattazione difensiva, ma interpretando il nostro ruolo di fare sindacato in modo dinamico, adattandoci alle condizioni date per proporre le soluzioni possibili a tutela dei lavoratori.

L'impatto della crisi sulla nostra realtà produttiva è devastante, come dimostra l'aumento del 108% dei licenziamenti collettivi registrato nel 2013. C'è il rischio concreto che il protrarsi della stagnazione economica, dopo una lunghissima recessione, si traduca in una diffusa esasperazione sociale e che questo metta in discussione il sistema della rappresentanza nel suo complesso: non solo politica e istituzionale, ma anche di quella datoriale e sindacale. Bisogna esserne consapevoli, ed agire di conseguenza.

In una fase come questa, ci giochiamo il futuro come organizzazione sindacale, ma soprattutto rischiamo che siano azzerati interi comparti produttivi e che migliaia di lavoratori non abbiano per anni la possibilità di ricollocarsi. In questo contesto la Cgil ha di fronte a sé un'unica strada: insistere sulla contrattazione per ottenere le migliori garanzie possibili a vantaggio dei lavoratori, e di conseguenza per l'economia locale, ed essere interlocutore affidabile e propositivo per i settori dell'imprenditoria che dimostrino volontà d'investire in progetti basati sul lavoro di qualità».

Il segretario della Cgil ha anche messo in evidenza che «ci sono motivi per essere fiduciosi. Perché esistono esperienze di governo che hanno saputo far tesoro della lezione che ci viene dalla crisi, come dimostra la scelta fatta dal presidente Obama di imporre agli appaltatori federali un salario minimo di 10,10 dollari l'ora al posto dei 7,75 precedenti. Portata a casa la riforma sanitaria, Obama è riuscito a invertire la tendenza iniziata con Reagan e proseguita con Bush, partendo da quei privati che lavorano per le pubbliche amministrazioni. Si è imposta cioè un'idea di Stato che non vuole più essere soggetto terzo e neutrale tra capitale e lavoro, e che impone una scelta etica ispirata da un pensiero sociale».

Sulla situazione politica italiana Renzetti ha ribadito «l'autonomia della Cgil, che se vuole contribuire all'affermazione della sinistra politica lo può fare solo svolgendo bene il proprio lavoro di sindacato, immaginandosi un futuro in cui questo sia credibile, evitando una fuga dalla realtà. Perché il mondo che vorremmo non è quello fantastico che ci piacerebbe, ma quello che si può concretamente realizzare in questa nuova condizione data. Per il bene del Paese, non possiamo che augurarci il successo del nuovo Governo, anche se attendiamo di vedere i fatti, dal momento che abbiamo assistito a promesse mirabolanti da realizzare in sei mesi. Riforme di cui si parla invano oramai da vent'anni».

Infine Renzetti è entrato nei temi più strettamente sindacali, sottolineando che «il regolamento attuativo su democrazia e rappresentanza del 10 gennaio 2014 rappresenta un accordo di straordinaria importanza, che ci consegna regole sicure per la certificazione degli iscritti e sul valore vincolante del voto dei lavoratori per la validità e la esigibilità dei contratti. Successivamente all'accordo con Confindustria è arrivata anche l'intesa con Confservizi. Sarebbe decisivo - ha concluso - che anche le altre associazioni datoriali s'impegnassero a raggiungere questo importante traguardo. Ma soprattutto mi parrebbe fosse arrivato il momento di dare applicazione all'articolo 39 della Costituzione, e fare una vera e propria legge sulla rappresentanza. Noi della Cgil la chiediamo da più di 30 anni; in un momento così difficile credo che servirebbe ai lavoratori e alle imprese, così come a recuperare attrattività per la parte sana dell'imprenditoria internazionale».

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