LA CASSA RURALE DI MARINA DI GROSSETO
«Ma una banca può nascere anche così?»
Chiesi incredula a mio marito quando, trent'anni fa, mi parlò dell'intenzione sua e di alcune altre persone di istituire una Cassa Rurale a Marina di Grosseto.
Si erano riuniti, un giovane medico di belle speranze ma di poche risorse economiche, e altri di buona volontà e scarso patrimonio: piccoli proprietari terrieri, artigiani, operai.
In tutti i mitici films americani che avevo visto, l'idea di una banca era associata a edifici lussuosi dai grandi colonnati pseudo-classici, con nomi prestigiosi, banchieri in cilindro e Rolls-Royce all'ingresso.
«E la sede?», continuai.
«C'è una stanza in via XXIV Maggio, è in una buona posizione sul viale a mare....., era libera e l'abbiamo presa in affitto a buon prezzo», rispose mio marito. Capii che ormai era tutto già fatto. Dopo un momento di imbarazzo proseguì: «Io sarò il presidente...».
«Tu?! Ma se al di fuori della medicina e della caccia non ti intendi di niente! E poi sei sempre stato estraneo a questioni pratiche ».
In quella nebbia di progetti inaspettati mi balenò un lampo nel cervello e domandai: «Ma se c'è uno sbaglio, se va male qualcosa, chi ci rimette?»
Dal momento che da una beata e incosciente situazione di studentessa ero passata a dirigere una famiglia che tentava di farcela da sé, ed ero diventata anche «pratica», insistei nella domanda: «Allora dimmi! Chi ci rimette?» Si era arrivati al punto che mio marito temeva e confusamente disse: «Sai, è una carica onoraria, certo la firma è mia Ma in caso di necessità tutti gli azionisti dovranno rispondere....».
Oddio, vedevo già in pericolo quelle tre lire messe non so come da parte e invano mio marito cercava di rassicurarmi dandomi i particolari tecnici; la Banca era stata costituita il giorno avanti, 8 giugno 1959, con un atto di fondazione regolarmente stipulato dal notaio Abbate e con un regolare consiglio formato da Giuseppe Lorenti coltivatore diretto, Vito Pugliese assicuratore, Anastasio Scolari agricoltore, Antonio Scarpelli impresario, Enzo Nati agricoltore, Giotti Alvaro agricoltore. Parecchi azionisti avevano fornito il capitale iniziale per complessive 650.000 lire. «Solamente 650.000 lire! » esclamai incredula.
«Ma cresceranno! » replicò lui fiducioso.
Così, alla buona, come era tutto alla buona a quei tempi a Marina, nacque la Cassa Rurale.
Insomma decollò. I Marinesi dettero fiducia subito a quella banca cresciuta fra loro, per iniziativa di persone come loro: pescatori, piccoli artigiani, imprenditori vi si rivolsero con successo per piccoli prestiti a interesse agevolato, e lo scopo di aiutare il sorgere di piccole iniziative private fu pienamente raggiunto. Affluirono anche i primi risparmi, poi sempre più sostanziosi.
Mio marito prosegui’ la sua carriera di medico condotto, e anche quando passò a un paese dell'interno, continuò a far parte del Consiglio della Cassa Rurale di Marina di Grosseto.
Una volta venne a casa prima del solito orario: era molto teso e mi disse che doveva partire con urgenza per Marina per un'emergenza verificatasi in Banca.
«Ohi, ci siamo, pensai, addio alle mie tre lire!» e mi sembrò che mi mancasse il terreno sotto i piedi. Rimediarono, per fortuna: il cliente che non aveva onorato il suo debito aveva delle proprietà, ma la paura di quei modesti consiglieri era stata tanta!
Poi che dire?. Le cose andarono bene, il turismo aumentò, i costruttori locali ingrandirono le loro imprese costruendo tante case, si moltiplicarono i negozi e anche la Banca si trasferì in una sede più dignitosa, cioè nella villetta che occupa attualmente. Furono assunti nuovi impiegati, preparati e accuratamente selezionati, e vissi finalmente tranquilla per il mio gruzzoletto.
Cinque anni fa fu inaugurata la bella filiale di Grosseto in via Unione Sovietica, nella zona nuova davanti all'Ospedale: è un ampio edificio a due piani, moderno e fornito di tutte le risorse della più avanzata tecnologia. Noi vecchi Marinesi ci sentimmo soddisfatti come di una figlia che avesse fatto un'onorevole carriera. Il giorno dell'inaugurazione ebbi la debolezza di confidare ad un'amica: «Sai, mio marito ne è stato il primo presidente». Ma l'orgoglio stava nel fatto che si era poveri, allora, e l'incarico era stato dato solo alla serietà e all'onestà.