GROSSETO - "Il 10 febbraio è il “Giorno del Ricordo”, un'altra di quelle ricorrenze che ci aiutano a non dimenticare le pagine più vergonose della storia europea. Istituita dal Parlamento italiano esattamente 10 anni fa, questa giornata rappresenta una ulteriore e fondamentale occasione per costruire quella memoria condivisa che è necessaria in una qualunque cultura democratica e civile. Si tratta di comprendere l'orrore e le sofferenze scaturite dal secondo conflitto mondiale che le truppe titine prolungarono sulla Venezia Giulia. Si tratta del dovere di non dimenticare il destino di tante persone che in particolare nel 1945 furono vittime al confine italo-sloveno di una barbarie assoluta, di una vera e propria pulizia etnica. Il dramma dell'esodo giuliano-dalmata e le strage perpetrata con le foibe sono infatti l'ennesima testimonianza di quanto l'uomo possa spingersi in basso. Abbiamo certo potuto misurare questa realtà in occasione di tanti passaggi della nostra storia umana; un palcoscenico più volte calcato dalle ideologie autoritarie, dalla mediocrità e la viltà di tanti uomini come anche da tante minoranze che si sono coraggiosamente opposte alle follie dell'uomo. L'Europa è stata spesso teatro di eventi drammatici, anche solo considerando il ventesimo secolo, con le due guerre mondiali, con i campi di sterminio nazisti e con i gulag sovietici, con l'assedio a Sarajevo e il massacro di Srebrenica, come con quelli di Katyn o delle Fosse Ardeatine; fatti che forse ci lasciano una memoria più viva perché sono stati vissuti sulla nostra pelle di cittadini europei, perché li sentiamo più vicini, li abbiamo studiati, li abbiamo sentiti dai nostri padri e nonni. Ma queste tragedie sono accadute e purtroppo accadono dappertutto (il genocidio in Ruanda, quelli in Armenia e in Cambogia, la guerra civile in Siria, i “desaparecidos” in Cile e in Argentina, la strage di Sabra e Chatila).
L'Europa ha comunque risposto nel dopoguerra dando vita ad un processo di unificazione lungo e complicato, del quale si vedono spesso solamente
alcuni aspetti esteriori. Un percorso non certo facile e che, con una certa superficialità , viene messo in discussione da forze politiche e sociali che della memoria sembrano farne un uso molto limitato. Proprio la crisi economica, l'assenza di riferimenti e di certezze, le paure e
l'ignoranza rischiano di alimentare sentimenti che esistono e che sono sempre esistiti. Ma è solo unendo popoli e culture diverse intorno ad un
unico obiettivo di benessere e di pace, che potremo rispettare davvero la memoria di tante vittime. Una civiltà che tende a dimenticare i propri
errori del passato rischia di commetterli nuovamente. La guerra con tutte le sue conseguenze, in tutte le sue forme, è sempre
sbagliata. Per quanto non tutti i fronti possano sempre essere messi sullo stesso piano, per quanto c'è sempre chi le guerre le scatena e chi ci finisce suo malgrado, chi offende e chi deve difendersi, non è un caso che la nostra Costituzione ripudi “ (...) la guerra come strumento di offesa
alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Chiunque uccida in modo indiscriminato uomini, donne e bambini non combatte per nessuna causa ma trova nella guerra una grande opportunità di agire. E comunque, che si uccida il
prossimo per vendetta o che lo si faccia per paura, per follia o per odio, il risultato a cui si approda alla fine è sempre lo stesso: morte e
povertà . Ricordare a noi stessi, ancor prima che agli altri, questa verità è l'unico modo per combattere davvero contro ogni ingiustizia."
Emilio Bonifazi