SCARLINO - "Stiamo parlando di un fenomeno che è molto difficile da comprendere, perché la nostra mente non riesce a immaginarlo.
Quanto arsenico è stato distribuito dagli impianti Eni di Scarlino? Quanti litri d'acqua possono essere inquinati da tale dispersione? Con il tempo il fenomeno sparisce?
Nello studio dell’Università di Siena del 2002 del professore Tiezzi, si leggono le quantità di polveri e ceneri di pirite disperse negli ultimi 10 anni di esercizio dei forni a Scarlino: si sono fuse in media ogni anno 770.000 tonnellate di pirite, per un totale di 7.700.000 tonnellate. Le piriti contenevano arsenico: 1.090 ppm (0,109%) quelle provenienti dalla miniera di Boccheggiano, che ne forniva la maggiore parte; minore è il contenuto di quelle provenienti da Niccioleta e da Gavorrano in via di esaurimento nell’ultimo decennio di esercizio.
Ipotizzando un contenuto medio di 800 ppm di As, abbiamo per 10 anni di esercizio 7.700.000 x 800:1.000.000 = 6.160 tonnellate di arsenico contenuto sia nelle ceneri che nelle polveri.
Infatti, non essendoci traccia di arsenico nel prodotto finito (acido solforico), 6.160 tonnellate di As sono finite tra i rifiuti e sono state disperse, non essendo state portate in nessuna discarica autorizzata.
Lo studio dell’Università di Siena stima 5.390 tonnellate di arsenico disperse nei terreni della piana come polveri fini dai camini in 10 anni, escludendo le ceneri e le polveri pesanti, gran parte delle quali sono interrate anch'esse nella pianura di Scarlino, oppure depositate nel famoso panettone sprofondato nella falda superficiale.
Nello studio dell’Università di Siena del 2002 del professore Tiezzi, si leggono le quantità di polveri e ceneri di pirite disperse negli ultimi 10 anni di esercizio dei forni a Scarlino: si sono fuse in media ogni anno 770.000 tonnellate di pirite, per un totale di 7.700.000 tonnellate. Le piriti contenevano arsenico: 1.090 ppm (0,109%) quelle provenienti dalla miniera di Boccheggiano, che ne forniva la maggiore parte; minore è il contenuto di quelle provenienti da Niccioleta e da Gavorrano in via di esaurimento nell’ultimo decennio di esercizio.
Ipotizzando un contenuto medio di 800 ppm di As, abbiamo per 10 anni di esercizio 7.700.000 x 800:1.000.000 = 6.160 tonnellate di arsenico contenuto sia nelle ceneri che nelle polveri.
Infatti, non essendoci traccia di arsenico nel prodotto finito (acido solforico), 6.160 tonnellate di As sono finite tra i rifiuti e sono state disperse, non essendo state portate in nessuna discarica autorizzata.
Lo studio dell’Università di Siena stima 5.390 tonnellate di arsenico disperse nei terreni della piana come polveri fini dai camini in 10 anni, escludendo le ceneri e le polveri pesanti, gran parte delle quali sono interrate anch'esse nella pianura di Scarlino, oppure depositate nel famoso panettone sprofondato nella falda superficiale.
Quindi, nell’ipotesi ragionevole che in soli 10 anni di esercizio siano stati dispersi nell’ambiente arsenico pari a 6.160.000.000.000.000 microgrammi = 6,16 x1015; considerato che il limite di potabilità per le acque è di 10 microgrammi per litro di arsenico, la capacità inquinante delle polveri e ceneri di pirite è stata pari a 616.000.000.000.000 litri di acqua, corrispondente a 616 miliardi di metri cubi d’acqua.
Ma poiché la nostra mente non ha la capacità di immaginare questa quantità, è necessario fare dei paragoni: essa corrisponde ad un volume pari ad un milione e quattrocentomila volte il volume totale del Duomo di Milano, oppure equivale ad una massa d’acqua alta 1.760 metri, quanto il monte Amiata, che staziona sopra tutta la pianura di Grosseto, che si estende da nord a sud, da Braccagni all'Alberese, per un totale di 350 chilometri quadrati. Ora pensatela sommersa da questa massa d’acqua da bonificare.
Ho già dimostrato, attraverso tante lettere, che riferivano pubblici documenti, inviate al comune di Scarlino e poi pubblicate nel mio ultimo libro, quanto sia stata errata la scelta dell'amministrazione Bizzarri di rimandare l'applicazione della legge sulle bonifiche, che doveva essere realizzata dal fin 1986 e di accollare alla collettività l'onere di bonifica, non utilizzando i dati del monitoraggio del dottor Filippi, che dimostravano oggettivamente che la bonifica dei “Bacini Fanghi Solmine”, in capo ad ENI, non era stata realizzata correttamente, ma, ritenendo che permanga l'idea bizzarra che il tempo possa far scomparire questo inquinamento, penso necessario che si comprenda l'entità quantitativa del fenomeno, che secondo gli ultimi studi pubblicati coinvolge anche il comune di Follonica".
Ma poiché la nostra mente non ha la capacità di immaginare questa quantità, è necessario fare dei paragoni: essa corrisponde ad un volume pari ad un milione e quattrocentomila volte il volume totale del Duomo di Milano, oppure equivale ad una massa d’acqua alta 1.760 metri, quanto il monte Amiata, che staziona sopra tutta la pianura di Grosseto, che si estende da nord a sud, da Braccagni all'Alberese, per un totale di 350 chilometri quadrati. Ora pensatela sommersa da questa massa d’acqua da bonificare.
Ho già dimostrato, attraverso tante lettere, che riferivano pubblici documenti, inviate al comune di Scarlino e poi pubblicate nel mio ultimo libro, quanto sia stata errata la scelta dell'amministrazione Bizzarri di rimandare l'applicazione della legge sulle bonifiche, che doveva essere realizzata dal fin 1986 e di accollare alla collettività l'onere di bonifica, non utilizzando i dati del monitoraggio del dottor Filippi, che dimostravano oggettivamente che la bonifica dei “Bacini Fanghi Solmine”, in capo ad ENI, non era stata realizzata correttamente, ma, ritenendo che permanga l'idea bizzarra che il tempo possa far scomparire questo inquinamento, penso necessario che si comprenda l'entità quantitativa del fenomeno, che secondo gli ultimi studi pubblicati coinvolge anche il comune di Follonica".
Roberto Barocci
Forum Ambientalista Grosseto
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