LIVORNO – Il luogo incriminato è l'isola di Gorgona, provincia di Livorno. E' nelle acque circostanti che due anni fa, il 17 dicembre 2011, finirono 198 fusti pieni di catalizzatori fatti di nichel-molibdeno, metalli pesanti, dopo essere caduti dal cargo Venezia della Grimaldi Lines, partito da Catania con destinazione Genova. Ma il disastro ambientale (così la Procura di Livorno ha classificato ad oggi il caso) non riguarda solo quell'area circoscritta, ma tutta la Toscana, tutta la penisola. Di quei fusti ne sono stati recuperati 127, ma 71 sono ancora sott'acqua, a 2mila metri di profondità, nel mezzo dell'arcipelago toscano, nel cuore del Santuario dei Cetacei.
Per questo, dopo due anni, sono state rinviate a giudizio tre persone: il comandante della nave Pietro Colotto, il responsabile del magazzino della società produttrice Isab Salvatore Morello e il rappresentante della ditta di trasporti incaricata di portare a bordo del Venezia il carico tossico Mario Saccà. Lo stesso ministero dell’Ambiente si costituirà parte civile, se il gip decidesse che si dovrà celebrare un processo. L'accusa è di "aver causato un disastro nocivo per gli organismi acquatici e a lungo termine per l’ambiente marino, nella violazione delle procedure di sicurezza e di trasporto dei materiali”. Senza dimenticare che il capitano del mercantile, secondo i magistrati, avrebbe oltretutto sottovalutato le condizioni metereologiche e marine e costretto in extremis, secondo la ricostruzione della Procura, a una “repentina accostata per evitare la collisione con un’altra nave” il cargo Cragside. Una manovra che avrebbe causato “un’inclinazione impressionante” del cargo Grimaldi e la perdita in mare dei 198 bidoni tossici.
E proprio nel secondo anniversario dell'incidente il presidente della commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci ha presentato un'interrogazione ai ministri dell'Ambiente Andrea Orlando e della Salute Beatrice Lorenzin. Un modo "per sapere a che punto sia il monitoraggio e quali siano le iniziative in atto per arrivare al completo recupero dei fusti tossici ed escludere definitivamente qualsiasi rischio per la salute dei cittadini e dell’ambiente".
Nel frattempo si susseguono i controlli nell'area per monitorare la qualità del mare. L'ultimo è della settimana scorsa da parte di Arpat e Ispra che non hanno riscontrato nessun dato allarmante. Anche se i 71 bidoni sono ancora sott'acqua.