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Raccolti fondi per i progetti della Fondazione Avsi

Tanti i sostenitori che hanno dato prova di solidarietà

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CAMPAGNATICO - Lunedì 16 dicembre si è tenuta presso il Ristorante La Tana del Castoro la cena indetta per la raccolta fondi a sostegno di quattro progetti promossi dalla Fondazione Avsi che si occupa di progetti per la cooperazione internazionale.

I progetti oggetto della Campagna Tende 2013 (questo il nome della serie di iniziative di raccolta fondi), sono il sostegno ad un’impresa che produce cacao criollo in Perù, ad un’opera in Libano che aiuta i profughi provenienti dalla Siria,  ad una scuola secondaria in Kenya, e ad una casa di accoglienza per bambini in Ucraina (www.avsi .org).
L’iniziativa, ha registrato un ampio numero di presenze, segno che, a dispetto di quanto spesso ci viene raccontato  dai media, il cuore degli italiani avverte ancora come esigenza originaria quella di poter condividere ciò che si ha con chi si trova in una situazione di maggiore bisogno (non si trascuri il fatto che proprio il 16 dicembre è stato il giorno in cui la maggior parte dei cittadini ha versato il contributo TARES – quindi una giornata “onerosa” già di per sé).
Nel corso della cena è intervenuta Daniela Altini, responsabile Avsi in Perù  (peruno dei progetti destinatari della Campagna Tende di Natale). Ha raccontato la propria esperienza ormai ventennale che la vede coinvolta nella città di Lima. Ha testimoniato, e sta in questo la cifra della serata, che proprio secondo quanto Avsi promuove attraverso i suoi progetti, due sono gli aspetti di maggiore attenzione: da un lato il fatto che il primo scopo del farsi prossimi alle periferie (come ci ricorda continuamente Papa Francesco) non sta solo nella risoluzione di un problema di tipo tecnico, ma nel desiderio che chi si trova in un contesto disagiato possa tornare a rifiorire nella propria umanità, e allora il primo focus è essenzialmente di tipo educativo; dall’altro, il fatto che  in conseguenza del precedente punto, le persone che coordinano i progetti nelle varie parti del mondo sono proprio le persone del posto, chiamando quindi ad una piena responsabilità chi è il primo destinatario di quegli aiuti che non possono essere sviliti a mera assistenza.
In ultimo la Altini attraverso i racconti fatti ai presenti nel corso della cena ha testimoniato ancora una volta che i primi beneficiari della carità sono innanzitutto coloro i quali, in maniera responsabile, si adoperano per la costruzione di un  pezzetto di bene comune. Il nostro cuore è fatto per questo. Così che non esiste più distinzione tra “assistente” e “assistito” perché entrambi mendicanti  una pienezza di vita maggiore per sé e per le persone che incontra.
In un tempo come quello attuale in cui il nostro Paese sembra aver perso ogni tipo di certezza e di riferimento al bene comune e in cui anche l’idea del sacrificio è ormai ridotta a continua mortificazione, sono gesti come questi, di incontro con persone impegnate in un tentativo di risposta al bisogno dell’uomo, che come lanterne nella notte riaccendono la speranza e segnano la via per uscire da una crisi innanzitutto umana.

Alessandro Vergni

 

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