GROSSETO - Oltre alla Lav, impegnata in questi giorni a combattere la decisione di sopprimere il cane Zorro, anche tre rappresentanti del Pd: "Stupisce che il responsabile del dipartimento prevenzione dell'Asl 9 di Grosseto, dipendente pubblico profumatamente pagato con i soldi dei cittadini, suggerisca di adottare soluzioni che derogano ad una legge dello Stato, che per lui, veterinario pubblico, dovrebbe invece essere guida nel lavoro quotidiano". Lo sostengono le senatrici del Pd Monica Cirinnà , Silvana Amati e Manuela Granaiola. "Sostenere infatti - aggiungono - che i cani randagi invece che essere ospitati nei canili andrebbero uccisi, come avviene negli Stati Uniti e in Inghilterra, è contro la legge italiana, il comune sentire e indegno per chi ricopre un ruolo pubblico che dovrebbe tutelare gli animali". "A tale proposito - sottolineano - chiederemo con un'interrogazione alla ministra Lorenzin se ritiene incompatibile la permanenza di questo signore nel ruolo istituzionale che ricopre. In molti abbiamo riflettuto su come migliorare la legge 281/1991 e le conseguenti leggi regionali, ma sorprende che il ritorno alla brutalità delle soppressioni dei cani provenga da chi è in parte coinvolto con responsabilità omissive nel suo fallimento". "Se tutti i servizi veterinari d'Italia, dal 1991 ad oggi - concludono le senatrici Pd - avessero microchippato, sterilizzato, accolto in strutture dedicate, semplificato le adozioni, non ci troveremmo in questa situazione. In particolare, nelle aree rurali, come quelle delle Asl 9, l'anagrafe dei cani di proprietà degli agricoltori e dei pastori è totalmente fuori controllo e le sterilizzazioni inesistenti: questi cani sono invisibili per tutti i veterinari che vanno a controllare vacche e pecore. Sono, purtroppo, questi cani che, accoppiandosi continuamente, creano sacche infinite di randagismo e situazioni di grave pericolo come nei casi di ibridazioni con il lupo, tutto ciò si può fermare con la sterilizzazione."