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Massa Marittima: l'arte etrusca dentro alla Casa Circondariale

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MASSA MARITTIMA - Sarà inaugurata martedì 15 ottobre “L’Arte dentro, dentro l’arte. Etruschi a Santa Teresa di Gavorrano”, una mostra archeologica piuttosto inedita poiché allestita all’interno della Casa Circondariale di Massa Marittima. Si tratta di un progetto particolare per la struttura carceraria cittadina, poiché verranno utilizzati direttamente gli ambienti della zona detentiva della struttura; la mostra consiste in una serie di interessanti reperti archeologici recentemente rinvenuti nel sito etrusco di Santa Teresa, nel territorio di Gavorrano. Saranno inoltre proprio i detenuti del carcere appositamente formati, ad occuparsi dell’accoglienza degli ospiti e a guidarli in un percorso conoscitivo.

Dal 26 ottobre infatti l’esposizione sarà visitabile ogni sabato fino al 15 gennaio 2014, semplicemente prenotandosi ai seguenti recapiti: e-mail cc.massamarittima@giustizia.it , tel. 0566.904187,  fax 0566.905691. Unici accorgimenti: far pervenire le prenotazioni comprensive di nome, data e luogo di nascita, entro il mercoledì precedente alla visita e portare con se al momento dell’accesso alla struttura, solo un documento di identità. Il progetto è stato realizzato grazie alla direzione della Casa Circondariale, all’Amministrazione Comunale di Massa Marittima, che ha messo a disposizione l’Ufficio Musei del Settore Politiche Culturali per la parte organizzativa e di coordinamento, alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, che ha concesso il prestito dei materiali, le autorizzazioni necessarie e ha realizzato l’allestimento della mostra presso il carcere, al Comune di Gavorrano, che ha prestato le vetrine per l’esposizione e l’apparato didattico della mostra, compresi i cataloghi e alla Cooperativa Sistema Museo che ha progettato e realizzato la formazione dei detenuti che faranno da guida ai visitatori.

Il progetto “L’arte dentro/dentro l’arte”- commenta  il direttore della Casa Circondariale Claudio Mazzerbo -costituisce una novità importante per questa struttura penitenziaria: l’incontro con la storia locale, con il mondo dell’archeologia da parte di chi, per la sua particolare condizione, incontra oggettiva difficoltà a recarsi nei luoghi a ciò deputati, non può che costituire un importante arricchimento. Il carcere, come istituzione, ha bisogno di aprirsi al  territorio, di ampliare la rete di interlocutori in grado di apportare nuove conoscenze, di agevolare percorsi utili al reinserimento sociale ed all’accrescimento culturale e relazionale dei detenuti”.

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