GROSSETO - È una branca specialistica che sempre più spesso si trova in primo piano per mantenere efficiente l’andamento di un ospedale in termini di assistenza e di turn-over di ricoveri. La Medicina interna, nell’organizzazione dell’ospedale per intensità di cura, ha acquistato un ruolo determinante per un’ampia casistica di pazienti ricoverati all’ospedale di Grosseto, complice anche il graduale invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento dei malati cronici e con patologie multiple.
A poco più di tre anni dalla sua nomina come direttore della Medicina interna dell’ospedale del Capoluogo, il dottor Valerio Verdiani, che ha svolto la propria carriera professionale a Careggi e che adesso vive a Grosseto, traccia un bilancio dell’attività, delle problematiche e delle prospettive per migliorare l’assistenza agli utenti e contribuire al buon funzionamento dell’intera struttura.
“Al mio arrivo a Grosseto – spiega Verdiani – era già in atto la ‘rivoluzione’ dell’organizzazione per intensità di cura, che ha contribuito all’incremento del 50 per cento dei pazienti assegnanti alla Medicina interna, nel giro di due anni: dai 1250 del 2012 ai 1850 del 2014; i dati del 2015 rilevano un’ulteriore crescita. La maggioranza dei ricoveri non chirurgici del Misericordia è affidata a noi, sia per la sempre maggiore complessità dei malati, che può complicare l'iniziale interpretazione diagnostica, sia per la necessità di cure in pazienti che hanno contemporaneamente più patologie. Tutto ciò ha un forte impatto sull’impegno dei medici e sulla logistica dei ricoveri nella struttura ospedaliera.
Teniamo presenti anche le difficoltà legate alla gestione dei pazienti distribuiti su più setting, anche se con il termine dei lavori del sesto piano, dovrebbero essere maggiormente concentrati. La nostra risposta in termini di efficienza e qualità, pur con alcuni momenti di sofferenza, è stata quella della squadra, grazie ad un team che non posso che elogiare per l’impegno, la professionalità e il rapporto di umanità verso i malati. Ho puntato inoltre sulla collaborazione con gli altri specialisti e con la componente infermieristica; ritengo, infatti, che il costante confronto fra professionisti, non solo medici, sia un investimento su cui lavorare ancora per il futuro.
All’attività dedicata ai degenti, che comprende anche l’esecuzione autonoma della diagnostica ecografica, si aggiunge, inoltre, quella ambulatoriale. Due anni fa, è stato attivato il Day service per la trombosi venosa profonda, contribuendo a dare risposte diagnostiche in tempi rapidi e a ridurre ricoveri e accessi al pronto soccorso per questa patologia.
Un elemento dell’assistenza che Verdiani tiene a sottolineare è il rapporto con i medici di famiglia, che “deve essere un elemento qualificante – spiega -. Ho voluto che da parte nostra ci fosse su questo punto la massima disponibilità, così come ho avuto un’esperienza positiva con la rete di assistenza per le dimissioni difficili, un campo molto complesso e importante per la presa in carico dei pazienti”.