GROSSETO - “Condanniamo senza mezzi termini – afferma Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente - la violenta uccisione del predatore, trovato legato e senza vita, in località Grancia. Non è con atti cruenti, legali o illegali, che si risolve la difficile questione dei predatori degli ovini, che sta soprattutto negli ultimi mesi mettendo in seria difficoltà gli allevatori maremmani. Ribadiamo con forza che uccidere un predatore, di qualsiasi tipo, è comunque un reato penale e non ha alcun senso farsi giustizia da soli in questo modo”.
“I continui attacchi da parte di predatori di greggi nella realtà maremmana - continua Gentili - sono per la maggior parte dovuti non a lupi ma a cani inselvatichiti e ibridi. Il lupo è invece un animale protetto (tutelato da leggi nazionali e internazionali) ed è assurdo (come è stato già fatto in Francia con costi elevatissimi e risultati di lievissima entità) proporre una campagna legale di abbattimenti di una specie di grande valore dal punto di vista della biodiversità, che del resto non rappresenta la causa principale del pur grave scenario che abbiamo davanti agli occhi”.
“Bisogna allo stesso tempo sostenere e coadiuvare gli allevatori che vivono un momento di grande difficoltà e che rappresentano, dal nostro punto di vista, un importantissimo presidio del territorio. Servono agevolazioni e incentivi – conclude Gentili - per attutire la grande mole di danni diretti e indiretti che gli allevatori stanno subendo”.
Occorre, infatti, come si sta cercando di fare attraverso alcuni progetti di carattere europeo che coinvolgono le istituzioni locali, le associazioni degli agricoltori e alcune associazioni ambientaliste effettuare un attento controllo del randagismo canino al fine di ottenere in tempi brevi una drastica riduzione del fenomeno. Tutto questo mettendo in atto una serie di azioni che comprendono monitoraggio e prevenzione, oltre che azioni concrete volte a tutelare le greggi attraverso recinzioni più idonee e una corretta informazione sulla gestione dei cani (anche quelli da guardiania) che spesso rappresentano la vera causa dell’aumento dei fenomeni di predazione.