GROSSETO - Sulla Mabro si sono sprecate troppe parole, a fronte di azioni sicuramente inefficaci il cui numero ci pare tristemente esiguo.
È stata utilizzata sempre come una passerella, come una sequela di riflettori sotto cui farsi belli da parte di molti di coloro che, oggi, chiedono a questa Amministrazione di raccontare quale sia stato il suo impegno.
Insediati a fine giugno, il nostro intento era diverso da chi, fino a qual giorno, aveva fatto della Mabro una personale campagna elettorale infinita. Ci siamo subito adoperati per capire, per studiare a fondo la vicenda, per ascoltare, per seguire con apprensione e impegno ogni sviluppo. Ma la situazione era già fortemente compromessa. Non siamo stati con le mani in mano: abbiamo lavorato con i mezzi che il Comune ha, che sono pochi, e senza competenze dirette. Ma siamo stati presenti ed attivi. Nella trasparenza e nella correttezza.
Nessun trionfalismo ha caratterizzano la nostra comunicazione, sempre un passo indietro alle Istituzioni competenti, se non addirittura silente. Abbiamo sperato in una soluzione, quello sì. Ma sempre tenendo i piedi per terra, sempre cercando di avere a cuore la dignità dei lavoratori.
Non vogliamo unirci al coro di polemiche sterili che provengono da chi, fino a ieri, aveva responsabilità dirette o indirette nel governo della città e del territorio.
Torneremo a seguire la vicenda appena riprenderanno le azioni del Tribunale: saremo vigili e attivi. Ma in silenzio. Di parole, sulla vicenda Mabro, ce ne sono state davvero abbastanza: chi ne ha fatto una bandiera per il proprio torno conto almeno adesso abbia la decenza di tacere.
Antonfrancesco Vivarelli Colonna, sindaco di Grosseto
Riccardo Ginanneschi, assessore alle Attività produttive