Castanicoltura amiatina, Vivarelli Colonna: "Necessario aiutare questo settore"

"Le istituzioni devono muoversi in questa direzione"

23/10/2015
Attualità
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GROSSETO - Si stima in quasi 3,2 milioni di euro il danno prodotto al mercato castanicolo amiatino dal grande bluff della muffa che avrebbe interessato parte della produzione 2015. “Dopo quella passata, un’annata assolutamente disastrosa- spiega il presidente di Confagricoltura Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna -, gli imprenditori castanicoli dell’Amiata stavano provando a rialzare la testa, aiutati da una produzione  di ottima quantità e qualità e di pezzatura medio grande, quando è piombata su di loro una vera e propria speculazione che adesso rischia di compromettere totalmente l’annata e al contempo di minarne la stabilità economica oltre a metterne al repentaglio gli investimenti necessari per il settore”. Infatti, i 2.860 ettari amiatini di estensione, a causa del costo al chilogrammo, crollato a 30 centesimi di euro, lasceranno a terra non raccolto almeno 8mila quintali di prodotto. E tutto questo si deve ad una misteriosa e fantomatica muffa che pare abbia colpito, in alcune aree, una percentuale risibile di frutti,  dando il via libera alla speculazione più sfrenata che ha prodotto il blocco delle vendite. Infatti, le previsioni parlavano di un prezzo sopra i 2 euro, ma non certamente i 30centesimi che oggi vengono offerti per un chilogrammo di cecio e di bastarda rossa. “Credo – auspica Vivarelli - , sia arrivato il momento che le istituzioni si attivino per salvaguardare questa produzione tradizionale e plurisecolare del monte Amiata, anche attraverso risorse rintracciabili nel PSR, produzione che altrimenti è pericolosamente a rischio scomparsa, martoriata dagli attacchi, prima del cinipide galligeno e poi di una misteriosa muffa. Sono stato informato che l’Associazione per la valorizzazione della Castagna Amiatina si è  già attivata  e sta compiendo indagini finalizzate a stabilire l’origine di questa ultima piaga, riscontrata solo su alcuni esemplari e non nella totalità delle castagne, che dunque potevano essere immesse sul mercato ad un prezzo decisamente più rispondente al loro reale valore”.”.

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