Cinghiale ad Abbadia San Salvatore, LAV: "Responsabilità in gran parte dei cacciatori"

"Introduzione della specie ungherese e foraggiamenti abusivi elementi fondamentali"

23/04/2015
Attualità
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GROSSETO - La LAV interviene sul caso del cinghiale che avrebbe fatto notare la sua presenza nel centro abitato ad Abbadia san Salvatore con il consueto rilancio dell’allarme da parte degli agricoltori.
“La presenza dei cinghiali sul territorio – dichiara la LAV - è dovuta in gran parte proprio all’attività della caccia. L’introduzione della specie ungherese, di stazza maggiore e più prolifica rispetto ai cinghiali autoctoni, fu operata allo scopo di produrre prede per i cacciatori. Gli stessi cacciatori sono coloro che con le braccate comportano lo spostamento degli animali in nuovi areali di distribuzione e generano quindi un allargamento della loro presenza. Per non parlare dei foraggiamenti abusivi, messi in atto dagli stessi cacciatori, al fine di garantire la proliferazione della specie. Affidare il controllo numerico del cinghiale ai cacciatori significa chiedere di contrastare un fenomeno a chi ha interesse che quel fenomeno prosegua e possibilmente si amplifichi. E’ infatti tutto vantaggio di questi ultimi che il numero di prede disponibili sia elevato. Recentemente nel Parco della Maremma sono stati sperimentati strumenti di distribuzione di esche sterilizzanti per i cinghiali che in modo non cruento potrebbero controllare le popolazioni. Il farmaco nella forma orale è in via di perfezionamento. Gli enti pubblici e le stesse categorie degli agricoltori dovrebbero muoversi affinché al più presto tali tipi di vaccini antifecondativi siano sviluppati e utilizzati. Proseguire sulla strada degli abbattimenti e della caccia non comporterà un miglioramento della situazione, come dimostra lo stato attuale dei fatti, dove a fronte di abbattimenti sia selettivi che in braccata la questione cinghiali non sembra essersi ridimensionata”.

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