Woody Allen torna in Francia a qualche anno di distanza dal suo fortunatissimo Midnight in Paris, solo che questa volta si sposta più a sud, tra Costa Azzurra e Provenza. Lontano dalla ferocia di Blue Jasmine, Allen ci trasporta in una pellicola magicamente romantica senza abbandonare i suoi principi cinematografici; dalla controversa questione mistica, allo scetticismo cruento (stavolta messo decisamente a dura prova).
Così Cole Porter e la sua “You do something to me” alzano il sipario su di un’opera non proprio vivace e decisamente priva di colpi di scena, ma senza ombra di dubbio stilisticamente perfetta. Draws Khondji alla fotografia dà forza e luce ad una storia talvolta bloccata nell’autocelebrazione, trovando in Emma Stone la donna che tutti vorremmo come sensitiva; una scelta vincente quella della giovane fidanzata di Spiderman.
Più che una riga deve essere riempita per Colin Firth, che rapisce e ipnotizza lo spettatore con una bravura fuori dal comune e con una parlantina degna dei migliori personaggi creati da Woody Allen.
Magic in the Moonlight è per davvero il film più romantico di Allen, un lungo corteggiamento tra due persone agli opposti. Tanto Sophie è convinta delle sue capacità di poter comunicare con l'Altro Mondo, tanto Stanley è l'uomo razionale che si fida sempre del suo buon senso e non si perde dietro nulla che ritenga futile.
Sicuramente non il miglior Woody Allen di sempre, ma in un periodo cinematografico in “crisi” sotto il profilo narrativo, Magic in the Moonlight è uno spiraglio che fende il buio della sala a ricordarci che siamo ancora capaci di sognare.
Buona visione!